Viadotto Emoli 1 tra Rende e San Fili, Corbelli ad Anas: "accertarne la sicurezza" - QuiCosenza.it

2022-07-23 05:08:47 By : Ms. Sales Manager

RENDE – Del viadotto Emoli 1 sulla statale 107, lungo 356 metri, alto un centinaio di metri, si è occupato tempo fa la redazione di Quicosenza con un reportage a seguito delle numerose segnalazioni di automobilisti e cittadini dell’hinterland che lo definiscono “fortemente a rischio, un vero e proprio incubo, come e forse piu’ del ponte Cannavino di Celico”.

In merito è intervenuto Franco Corbelli, del Movimento Diritti Civili che ha chiesto all’Anas di accertare le condizioni del viadotto tra Rende e San Fili: “E’ vero che da oltre dieci anni non viene fatta alcuna manutenzione su questo importante viadotto situato tra i comuni di San Fili e Rende, sulla strada statale Silana Crotonese percorsa ogni giorno da un numero impressionante di macchine, camion e pullman? E’ questa, ricordo, l’arteria piu’ trafficata, in particolare d’estate, per raggiungere da Cosenza e da tutto l’hinterland i luoghi di mare della costa tirrenica, afferma Corbelli. San Fili come il ponte di Celico, come altri casi di viadotti critici sono situazioni che giustamente preoccupano molto, da sempre, a maggior ragione adesso, dopo la immane tragedia di Genova. Premesso che non si vuole assolutamente creare alcun ingiustificato allarmismo, ma solo fare un’opera di prevenzione, per scongiurare qualche dramma, personalmente ritengo il ponte di San Fili particolarmente pericoloso, forse, in assoluto, uno dei piu’ a rischio d’Italia per evidenti ragioni”.

“Per palesi, gravissime criticita’, come la spaccatura centrale, lo spaventoso avvallamento, la chiara, notevole, impressionante flessione del piano stradale in corrispondenza di un giunto di dilatazione tampone che da’ l’impressione che stia per sprofondare, le buche e, addirittura, la mancanza di guardrail adeguati, di fatto quelli che vi sono non solo sono fuori norma e vecchissimi (di oltre 40 anni fa!) ma anche bassissimi, e’ che come se non esistessero! E’, per chiarire, come percorrere un ponte scoperto, senza guardrail, sprovvisto di barriere protettive adeguate! Basta un leggero sbandamento, un urto e, senza protezione sufficiente, la macchina precipita nel vuoto! Considero questo dei guardrail un altro aspetto assai rischioso, prosegue Corbelli”.

“Non bastano comunque – aggiunge Corbelli – le descrizioni e neppure le eloquenti e inquietanti foto per evidenziare tutta la sua pericolosita’! Solo chi lo conosce e vi transita ha idea della sua estrema pericolosita’. Ricordo che ogni giorno questo viadotto deve sopportare un peso enorme di molte tonnellate per il passaggio di auto, camion e pullman. Per l’abbassamento del manto stradale all’altezza del giunto centrale, che balza subito agli occhi, dagli automobilisti, ogni volta che vi transitano, viene avvertito un vero e proprio sobbalzo, un vero e proprio momento di terrore. Di questo ponte di cui purtroppo, tranne qualche intervento, in passato, non si parla abbastanza, ho discusso, poco piu’ di un anno fa, con il sindaco di San Fili, Antonio Argentino, che avevo casualmente incontrato un giorno alla Cittadella Regionale, dove mi trovavo per il mio incarico di Delegato ai Diritti Umani. Non ho aspettato, in quella occasione, un anno fa, che cadesse qualche ponte in Italia, per parlare con il sindaco di San Fili proprio di quel preoccupante viadotto. Gli avevo manifestato le mie forti preoccupazioni, chiedendogli di fare insieme subito qualcosa, anche, se necessario, una protesta eclatante, che ero pronto ad organizzare per richiamare l’attenzione. Purtroppo (ma non gliene faccio una colpa, avra’ avuto le sue ragioni) non mi ha poi richiamato. Spero e gli chiedo oggi di nuovo, pubblicamente questa volta, di intervenire per chiedere all’Anas delle garanzie precise, degli interventi di manutenzione immediati e, nel caso non fossero sufficienti – conclude Corbelli – ad assicurare l’assoluta sicurezza del ponte, la chiusura e demolizione dello stesso e la costruzione di un nuovo, moderno e sicuro viadotto”.

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La carenza di personale investe anche l’ospedale di Mormanno. Una struttura nuova nella quale, però, mancano medici, infermieri ed oss

MORMANNO (CS) – L’emergenza covid-19 ha sottolineato, qualora ce ne fosse bisogno, l’importanza del settore sanità e di una buona organizzazione nei territori. Il piano di rientro, risalente a più di dieci anni fa, ha portato, però, al declassamento (per molti una vera e propria chiusura) di alcuni ospedali, che non hanno potuto più offrire i servizi che erogavano in passato. Sotto il profilo sanitario, la Calabria si trova ora in un momento di transizione ed il problema atavico resta, innanzitutto, la carenza di personale. Una criticità che riguarda anche l’ospedale di Mormanno. Il nosocomio più a nord della Calabria è stato anche ristrutturato: da un lato, però, c’è una struttura completamente nuova, dall’altro stanze praticamente vuote perché mancano medici, infermieri e tutto il personale necessario.

A chiedere interventi immediati è stato anche il neo eletto sindaco di Mormanno, Paolo Pappaterra, che ha sottolineato come l’ospedale sia pronto fin da subito ad erogare le prestazioni richieste se solo ci fosse il personale “Nel corso degli anni  – ha spiegato il neo eletto primo cittadino – questo nosocomio è stato depauperato di personale e di servizi. Ad oggi, sull’atto aziendale, sia come sa il Commissario Graziano ma anche il Presidente Occhiuto, siamo pronti ad erogare servizi ai cittadini, se solo ci fosse solo ed esclusivamente un riempimento dei contenuti. I contenuti sono le risorse umane. Parliamo – spiega ancora il primo cittadino  – di medici, infermieri, biologi, Oss, amministrativi. Persone che possono riempire una struttura che è stata completamente riammodernata con un investimento di 2 milioni di euro di fondi dello Stato tramite la Regione e la protezione Civile e che è stato messo a nuovo proprio perché vuole rilanciarsi sula sanità territoriale. E una presidio come quello di Mormanno, che fino ad un decennio fa era l’unico che creava mobilità attiva, significa che in questa fase, dove tra l’altro siamo riusciti ad ottenere 4 milioni di euro grazie alla regione, è necessario dare un’accelerazione che può essere data solo dall’arrivo di personale”.

La Calabria segue però la scia positiva sulle immatricolazione che registrano un aumento secondo l’Osservatorio sui macro-trend del trasporto pesante

COSENZA – Dopo la crisi vissuta nel 2020 a causa dell’emergenza sanitaria ed economica, il 2021 avrebbe dovuto essere l’anno del rilancio per il settore dei trasporti. Ma si può parlare di vera ripresa? Per rispondere a questa domanda e capire le evoluzioni che hanno trasformato il comparto dei mezzi pesanti per il trasporto di merci e persone dopo il primo anno di pandemia sia a livello nazionale, sia a livello locale, Continental ha realizzato la seconda edizione dell’Osservatorio sui macro-trend del trasporto pesante. Lo studio fa emergere le tendenze evidenziate dallo sviluppo del parco circolante in Italia e in Calabria, attraverso l’analisi dei dati sulle immatricolazioni, i tipi di alimentazione , l’anzianità e la categoria euro.

Il comparto dei mezzi pesanti per il trasporto merci in Italia ha chiuso il 2021 con 24.168 immatricolazioni, in crescita rispetto al 2020 del 23,2%. La Calabria segue la scia positiva e segna un aumento del 14,6%, immatricolando 54 mezzi in più rispetto al 2020, per un totale di 423 autocarri. Cosenza registra una percentuale di crescita uguale a quella regionale con 141 nuovi mezzi.

Il settore nazionale del trasporto persone mostra un importante segnale di crescita, con 4.091 mezzi immatricolati nel 2021 a fronte dei 3.404 del 2020 (+20,2%) Uno scenario contrastante si presenta invece a livello locale: tra le regioni in negativo, la Calabria vede un calo di nuove immatricolazioni che supera il -17% (21 nuovi mezzi in meno rispetto all’anno precedente, per un totale di 101 targhe). In questo contesto, Cosenza registra un calo pari al -25% con 39 sole nuove immatricolazioni.

Nel 2021 in Italia il parco circolante di autocarri merci ha raggiunto le 4.290.042 unità. A livello di alimentazione, la situazione nazionale rimane pressoché invariata rispetto al 2020 con una netta predominanza del gasolio. Si nota una crescita, seppur timida, delle alimentazioni alternative. La situazione delicata della Calabria vede l’elettrico a quota 0 e l’ibrido allo 0,1%. La percentuale di autocarri alimentati a gasolio rimane preponderante (94,9% del parco). Cosenza mostra cifre in linea con l’andamento regionale: la percentuale di ibridi si attesta allo 0,1% mentre quella dei mezzi a gasolio supera il 95%.

Il parco autobus nel nostro Paese registra invece, nel 2021, 100.199 unità. Anche in questo contesto, dal punto di vista dell’alimentazione, il panorama è stabile rispetto al 2020, sebbene con qualche piccolo segnale di miglioramento: la maggioranza dei mezzi in circolazione rimangono a gasolio, mentre le quote di elettrico e ibrido crescono ma non superano l’1%. Per le fonti alternative, in Calabria l’ibrido è allo 0% mentre l’elettrico arriva allo 0,1%. Il gasolio sfiora il 98% e il metano tocca l’1,6%. Cosenza, anche in questo caso, si presenta in linea con il trend regionale con la quota di elettrici che arriva allo 0,1% e il gasolio che supera il 96% del parco circolante. La provincia presenta la percentuale più alta per mezzi a metano toccando il 3%.

Le categorie euro più presenti a livello nazionale nel comparto del trasporto merci sono Euro 5 ed Euro 6 che, insieme, crescono e nel 2021 raggiungono il 35% del totale. Una percentuale elevata che supera la quota delle categorie più vecchie, dalla 0 alla 2. Ciò nonostante, è da notare quanto sia ancora diffusa la classe Euro 0 che, da sola, arriva al 15%. La situazione in Calabria è più delicata in quanto gli Euro 0 si avvicinano al 29% e, in generale, le classi più vecchie fino all’Euro 2 superano la metà del parco (51,8%). Le classi meno inquinanti presentano una percentuale decisamente meno elevata toccando il 14,1%. A Cosenza gli Euro 0 seguono la scia regionale del parco circolante superando il 28%. Qui le categorie Euro 5 ed Euro 6 arrivano al 14,7%, ancora molto al di sotto della fascia Euro 0 – 2 che sfiora il 51%.

In aumento rispetto al 2020, in Italia, la percentuale di autobus appartenenti alle categorie Euro 5 ed Euro 6 si attesta al 42,3%. Stupisce negativamente la quota degli autobus di categoria Euro 0 ancora in circolazione, che rappresentano l’11,8% del parco. Sopra la media nazionale, in Calabria gli Euro 0 arrivano al 20,5% mentre gli Euro 5 ed Euro 6 scendono considerevolmente fino al 27,1%. Nella provincia di Cosenza il tasso di Euro 0, 1 e 2 rimane elevato e sfiora il 41%; di questi la sola percentuale di Euro 0 supera il 23%. Le classi Euro 5 e 6 insieme si attestano al 27,8%.

Il trasporto merci italiano è caratterizzato da una preponderanza di mezzi tra i 15 e i 20 anni e le categorie “da 30 anni in poi” rappresentano il 15% del parco circolante. I veicoli recenti “da 0 a 10 anni” arrivano al 33,3%, anche se risulta ancora basso il dato relativo agli autocarri di massimo un anno (4%). In Calabria, invece, la fascia d’età più diffusa si alza a 20-30 anni (22,4%). Coerentemente, le percentuali per le categorie più giovani si abbassano: il 6,4% dei mezzi ha massimo 10 anni e solo l’1,2% massimo un anno.

Cosenza resta in linea con la media regionale per la quota di autocarri con un anno di età (1,3%). Per la categoria di mezzi con massimo 10 anni, la provincia registra una percentuale che supera il 14%. Qui il 50,2% del parco ha più di 20 anni.

Per il trasporto persone nazionale la fascia di anzianità tra 0 e 5 anni rappresenta il 20,5% del totale. Una quota in crescita di un punto percentuale rispetto allo scorso anno, ma ancora altamente superata dalla quota di mezzi vecchi di oltre 20 anni, che nel 2021 raggiunge il 26,9%. In Calabria la fascia di oltre 20 anni rappresenta una quota maggiore di ben 12 punti percentuali rispetto a quella nazionale (39,4%). I mezzi con un’età massima di 5 anni toccano invece l’11%. Cosenza ha una percentuale di autobus recenti, tra 0 e 5 anni, dell’11%. Il tasso di mezzi di oltre 20 anni resta però molto elevato (39%).

Sul banco degli imputati un 40enne, accusato di uccisione di animali. La storia dell’uccisione pastore dell’Anatolia commesse il Web

COSENZA – Prima udienza dibattimentale, dinanzi al Tribunale di Cosenza, presieduto dal Giudice dott.ssa Formoso in cui è imputato un 40enne, accusato di aver ucciso con tre fendenti, sferrati con un coltello a serramanico e con una lama a punta lunga 23 centimetri, il cane “Akim”, un pastore dell’Anatolia di circa nove mesi nei boschi di Camigliatello Silano nel mese di ottobre del 2020, dopo che questo si era azzuffato con un altro cane di proprietà dell’imputato. Il padrone del pastore dell’Anatolia sarebbe subito riuscito dividerei due cani, bloccando anche Akim tra le sue game. Ma proprio in quel frangente, il proprietario dell’altro cane, avrebbe tirato fuori il coltello a serramanico sferrando tre fendenti contro il povero cane. L’ultima coltellata  purtroppo si rilevò fatale per il cucciolone. Nonostante la gravità delle ferite, Akim venne portato d’urgenza dai proprietari in una clinica veterinaria ma morì poco dopo il suo arrivo.

Hanno anticipato la volontà di costituirsi parte civile nel processo diverse associazioni ambientaliste e a difesa degli animali presenti in udienza, tra cui la WWWF Cosenza Sila Pollino, rappresentata dall’avvocato Fabio Spinelli, Fare Ambiente Laboratorio Verde di Cosenza, rappresentata dall’ avvocato Anita Furgiuele, Lega Ambiente Calabria, rappresentata dall’avvocato Rodolfo Ambrosio ed diverse altre associazioni. Anche il proprietario di Akim, rappresentato dall’avvocato Luca Mazziotti, ha anticipato la volontà di costituirsi parte civile. Quanto accaduto due anni fa nei boschi della Sila destò molta indignazione nella opinione pubblica, per il gesto crudele e per la morte del cane. Questo spinse alcune persone anche a costituire anche un gruppo Facebook denominato “Giustizia per Akim” che fece registrare in pochissimi giorni più di 2.700 adesioni!

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