Il coordinamento nazionale UILTuCS delle strutture e dei delegati di Metro Italia Cash & Carry e di Metro Dolomiti riunitosi il 18 luglio 2022 ritiene indispensabile formulare pubblicamente alcune considerazioni in ordine ai temi all’ordine del giorno delle relazioni sindacali in Metro, con particolare riferimento al faticoso riavvio del negoziato per il ripristino del Contratto Integrativo Aziendale (venuto meno a causa del recesso unilaterale dichiarato dall’Azienda ormai da tre anni) e della comunicazione fatta dall’azienda l’11 luglio con cui essa ha manifestato l’intenzione di accedere a un “contratto di espansione” che dovrebbe consentire l’uscita in prepensionamento di un numero di dipendenti Metro compreso tra le 200 e le 250 unità.
A titolo di premessa riteniamo indispensabile precisare che, nei termini proposti dall’Azienda, il “contratto di espansione” appare ai nostri occhi come una procedura di mobilità occulta.
Dichiarare la disponibilità a far accedere al prepensionamento un numero così elevato di lavoratrici e lavoratori, prevedendo in loro sostituzione un numero di persone compreso tra le 70 e le 80 unità, comporta infatti l’implicita dichiarazione di voler operare una riduzione di organico di oltre 100 unità, che impatterebbe su una situazione di tensione organizzativa già presente e denunciata da tempo dalle Organizzazioni Sindacali.
Tale riduzione d’organico – oltretutto – per le sue stesse modalità coinvolgerebbe necessariamente in misura preponderante i punti vendita Metro con una maggiore anzianità media, vale a dire proprio quelli in cui da anni abbiamo denunciato la presenza di organici insufficienti, con conseguente aggravio dei carichi e delle condizioni di lavoro.
Il contemporaneo emergere di progetti organizzativi unilateralmente definiti dall’Azienda (come ad esempio il progetto jumper “check out” e la forte spinta alla esternalizzazione dei servizi attraverso piattaforme esterne ovvero ai già esistenti hub, prevalentemente terziarizzati, di Milano e Roma) lascia intendere la volontà di abbinare a questa riorganizzazione una ristrutturazione strisciante attraverso il ricorso ad uno strumento legislativo che ci appare almeno in parte improprio, senza voler entrare nel merito della circostanza che la platea delle persone in uscita opera attualmente in base a modalità lavorative e contratti individuali con contenuti intrinsecamente e in misura rilevante diversi (e più onerosi) di quelli che potranno essere sottoscritti con i futuri assunti con contratto a tempo indeterminato o di apprendistato.
Per la UILTuCS è indispensabile che l’eventuale accordo in sede ministeriale relativo al “contratto di espansione” contenga degli elementi idonei a garantire che esso non si traduca in un ulteriore peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro all’interno dell’azienda per quanti dovranno continuare ad operare al suo interno.
Innanzitutto, il numero delle future assunzioni previsto dall’azienda deve essere incrementato fino a corrispondere al numero delle uscite volontarie effettivamente realizzate, non solo in senso generale, ossia a livello d’impresa, ma con riferimento ai singoli magazzini in cui tali uscite avverranno.
L’eventuale discrasia dei tempi tra le uscite e le nuove assunzioni dovrebbe essere in ogni caso colmato prevedendo l’incremento delle ore di lavoro ordinarie per i dipendenti già presenti, in particolare con contratto a part-time, ferma restando la disponibilità volontaria degli stessi.
Non meno importante per noi è l’aspetto costituito dal ristabilimento di modalità condivise e certe di confronto decentrato sui temi dell’organizzazione del lavoro, dei presidi, dei turni di lavoro e degli orari, venuto meno a causa del recesso dal Contratto Integrativo Aziendale.
Secondo noi, conseguentemente, il ripristino di un accordo integrativo aziendale concordato con le organizzazioni sindacali rappresenta il miglior viatico possibile e pensabile per la sottoscrizione in sede ministeriale del “contratto d’espansione”, con particolare riferimento al riconoscimento alle Rappresentanze Sindacali Aziendali o Unitarie, nonché alle strutture territoriali, di cogenti strumenti di confronto finalizzati al raggiungimento di specifici accordi sull’organizzazione del lavoro.
Dichiariamo fin da ora la nostra indisponibilità a siglare in sede ministeriale accordi in mancanza di concrete garanzie relativamente a questo aspetto sottoscritte dall’azienda con le organizzazioni sindacali.
Riteniamo inoltre imprescindibile che il confronto sull’insieme di tali temi si svolga con il coinvolgimento diretto della più ampia platea possibile dei rappresentanti dei dipendenti Metro.
Ne consegue che il confronto dovrà svolgersi in delegazione plenaria, e qualora si decida di abbinare la partecipazione in presenza a una possibilità di accesso da remoto, riteniamo che debba in ogni caso essere resa possibile la partecipazione in presenza di tutte le Rsa/Rsu che intendano farlo, riconoscendo ad esse un monte ore di permessi retribuiti aggiuntivo qualora abbiano già esaurito il monte ore riconosciuto per effetto delle norme di legge e di contratto, nonché il rimborso delle spese di viaggio.
Chiediamo all’azienda di fornire rassicurazioni in tal senso già a partire dai prossimi giorni in vista dell’incontro previsto a Milano per il giorno 30 agosto 2022.
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